Due anni fa uscì un libro “bomba” della psicologa statunitense Judith Harris, “La presunzione dell’educazione” (in inglese “The nurture assumption”).
L’autrice proponeva un’idea sul ruolo dei genitori molto in contrasto con quella sostenuta da psicologi, psicanalisti e psicoterapeuti da più di un secolo. In generale, Judith Harris, smentiva la convinzione tradizionale che l’educazione impartita dai genitori abbia davvero un’influenza fondamentale nella costruzione della personalità dei figli.
Al momento della pubblicazione di questo libro la mia attività di consulente su come parlare ai figli e come gestire i loro comportamenti andava avanti da ormai più di dieci anni.
Mi sentii colpito nel vivo.
Prima di leggere il libro, scorrendo le notizie sulla stampa, mi venne da pensare: “Ecco la solita provocazione. Non si può svalutare il ruolo dei genitori e assolversi dalle colpe che tutti accumuliamo nel corso della vita nei confronti dei figli. Insomma, cercare di essere un buon genitore sarebbe dunque del tutto inutile? E la mia “Scuola per i genitori”, la mando al diavolo?….”
Cromosi… e ambiente
La lettura del libro fu allo stesso tempo illuminante e rassicurante.
In sintesi, Judith Harris afferma che la personalità di un essere umano è per almeno un cinquanta per cento legata ai cromosomi, cioè al temperamento e al carattere che ha ereditato e per l’altro cinquanta per cento è influenzata dall’ambiente.
Ma, attenzione, non dai genitori, o almeno non prevalentemente dai genitori. La scrittrice americana dimostra invece che è l’ambiente esterno alla famiglia e precisamente i coetanei, gli amici, gli insegnanti, il quartiere, che determinano in maniera molto più significativa le caratteristiche personali dei nostri figli e le loro scelte di vita.
Judith Harris non solo afferma queste cose, ma le prova con una serie di dati provenienti da ricerche che, in origine, erano state quasi sempre condotte per dimostrare esattamente il contrario e cioè che i genitori, con il loro comportamento, sono determinanti nel “plasmare” la personalità dei figli.
Il meglio che i genitori possono fare per influire in qualche modo sul destino dei propri figli, dice Judith Harris, è selezionare l’ambiente in cui farli vivere, quello che poi determinerà le loro scelte di vita e che segnerà il loro carattere.
Il discorso, potrete accertarvene leggendo con attenzione il libro, è convincente ed illuminante. Tuttavia (e qui viene il lato rassicurante per me) il fatto che sia soprattutto l’ambiente esterno a influenzare la personalità di un figlio non esclude che sia comunque un bene creare un buon rapporto con lui.
Imparare a comunicare efficacemente con i figli infatti aiuta innanzitutto noi e loro a vivere meglio la realtà di tutti i giorni. Ci mette cioè in grado di passare in maniera più gratificante e civile i venti anni e oltre che siamo destinati a convivere con loro.
Inoltre, visto che comunicare bene vuol dire anche essere più onesti e aperti, se impariamo a farlo, finiamo per apparire molto più veri agli occhi dei figli, per diventare cioè più credibili, più affidabili. Questo, di conseguenza, ci mette nella condizione di influire un po’ di più sulle loro scelte, come se facessimo anche noi parte di quell’ambiente esterno che li affascina e li convince.
Vedi anche: il libro “Come parlare ai nostri figli”
Per maggiori approfondimenti è possibile consultare la sezione “LIBRI” dove potrai leggere i riassunti che trattano della salute e del benessere del tuo bambino.