Forse è proprio per la sua imprevedibilità e volubilità che il gusto di un bambino spesso è trattato dai genitori come un capriccio.
La loro paura è che, fidandosi di lui e permettendogli di regolarsi da solo, egli mangerebbe in maniera così disordinata e irrazionale da rischiare gravi carenze alimentari. Questo perché lo vedono spesso limitarsi a pochi cibi preferiti e rifiutare ostinatamente le cose nuove, soprattutto la carne, le verdure e la frutta.
Queste preoccupazioni però si basano quasi sempre su presupposti profondamente errati. Fra questi presupposti, uno dei più fuorvianti è quello secondo il quale il bambino, per potersi nutrire bene, dovrebbe mangiare una dieta “varia”. Tutti pensano infatti che, solo mangiando di tutto, il piccolo può ottenere le vitamine, le proteine e gli altri elementi essenziali per la sua nutrizione.
Ed ecco perché tentano di convincerlo (o costringerlo) a mangiare contro voglia ciò che ritengono sia giusto per lui e lo torturano talvolta per ore pur di fargli ingurgitare qualche boccone dei cibi che essi considerano essenziali. Eppure basterebbe riflettere un secondo per constatare che, se questa convinzione fosse giusta, la maggior parte dei bambini dovrebbe essere gravemente malnutrita, visto che resistono quasi sempre strenuamente a queste pressioni e finiscono per mangiare comunque a loro modo. Per fortuna le cose non stanno così.
In realtà, anche la dieta monotona e limitata che la maggior parte dei bambini preferisce contiene tutti i nutrienti essenziali. Basta, per esempio, ricordare che nei primi mesi un piccolo cresce perfettamente nutrendosi soltanto di latte. Inoltre è importante notare che le vitamine non sono contenute soltanto nelle verdure o nella frutta. Alimenti come il latte, la pasta e le uova ne contengono ognuno in quantità sufficienti ai bisogni del bambino. Al contrario di quanto temono tanti genitori “disperati” insomma, il bambino che non mangia “mai” verdure e frutta non rischia di rimanere privo di vitamine.
Le proteine poi non sono soltanto nella carne o nel pesce, ma il latte, i cereali (pasta e riso), i legumi e le uova ne forniscono in abbondanza. Così, un bambino che non tocca mai carne o pesce, ottiene comunque la sua dose di proteine anche solo dalla pizza, dal latte, dalle uova e dai fagioli, o viceversa.
Ma vorrei fare un’altra considerazione per darvi un’idea di quanto sia assurda la lotta che molti genitori combattono per costringere i propri figli a mangiare una dieta “varia”. E’ incontestabile che il senso del gusto sia l’unico strumento che la natura ha dato al piccolo per orientarlo nella scelta degli alimenti. E’ attraverso il gusto, per esempio, che egli “sa” di non dover mangiare il legno o la gomma e sceglie sostanze molto più adatte a nutrire il suo organismo. Se un istinto di questa importanza fosse veramente così poco affidabile come tanti adulti sembrano ritenere, come avrebbe mai potuto la specie umana sopravvivere così a lungo?
Sospetto però che il mio discorso, per quanto convincente, lasci comunque in sospeso una domanda. Il fatto che il gusto sia un istinto così importante significa che il bambino non può e non deve essere educato nella sua alimentazione? La risposta è che, come tutti possiamo costatare dall’esperienza, il gusto si può educare e come. In realtà, il complesso di cibi che ciascuna persona arriva a mangiare da adulto dipende in gran parte delle influenze dell’ambiente familiare. I sapori che gli vengono proposti fin dai primi assaggi, l’esempio dei genitori e il tipo di cucina della cultura in cui vive sono essenziali nello stabilirsi delle sue preferenze alimentari permanenti.
Tuttavia l’educazione può mostrare i suoi effetti solo col passare degli anni. E, al contrario di quanto molti sembrano credere, a lungo andare l’educazione è tanto più efficace, quanto più rispetta i desideri e i ritmi del piccolo. Bisogna saper aspettare insomma. La famosa “dieta varia” infatti per moltissimi bambini comincia a diventare una realtà soltanto dopo anni e anni di vita con i genitori, magari solo alle soglie dell’età adulta….