Mi capita molto spesso di visitare per la prima volta bambini che sono stati tenuti a dieta per mesi o anche per anni con motivazioni inconsistenti.
Magari perché hanno manifestato alcune chiazze di pelle rossa e ruvida o perché hanno qualche episodio sporadico di vomito o perché presentano due o tre scariche di feci molli al giorno o perché non sembrano crescere adeguatamente.
L’obbiettivo di queste diete sarebbe non solo l’eliminazione dei sintomi ma anche quello della “prevenzione” di allergie future. Infatti ai genitori viene spiegato che, se uno di loro è un “soggetto allergico” (cioè ha qualche sintomo di allergia di qualsiasi tipo), il loro bambino potrebbe esserlo egli stesso e bisogna fare perciò ogni sforzo per evitare che sviluppi allergie gravi nel futuro.
Così, in forza di questo tipo di motivazioni, le diete vengono quasi sempre decise e mantenute malgrado l’inesistenza di prove convincenti delle presunte intolleranze e malgrado sia evidente che le restrizioni alimentari non portano alcun cambiamento nei sintomi. Il sacrificio insomma varrebbe la pena, perché può comunque salvare il bambino da un futuro rischioso….
Imparate a difendervi dalla faciloneria
Seguendo questi criteri, in pratica una percentuale spropositata (20, 30% secondo le mie stime) di bambini italiani viene dichiarata allergica e messa prima o poi a dieta per lunghi periodi di tempo.
L’esperienza mi dice che, non solo tutto ciò è ingiustificato e costoso, ma che è profondamente dannoso dal punto di vista psicologico. Quando vedo i genitori di questi bambini infatti, mi salta subito agli occhi la preoccupazione e l’incertezza che li domina. Fra l’altro, ciò che li tiene di più nel dubbio e nello sconforto è proprio il fatto che le diete non cambiano per niente i sintomi per i quali avevano consultato il pediatra, cosa che li porta a temere che il loro piccolo possa essere affetto da un problema grave e incurabile.
Si fa presto a capire come questi sentimenti spingano i genitori a comportamenti che pesano molto e negativamente sul benessere psicologico del bambino. Soprattutto li rendono eccessivamente protettivi nei suoi confronti, provocandogli così un senso di fragilità e di precarietà che potrebbe incidere profondamente sulla sua personalità e per sempre.
E’ innanzitutto per questo motivo che penso sia importante che la gente impari a difendersi dalla faciloneria con la quale nel nostro paese si fa diagnosi di allergia alimentare e si costringe dei bambini perfettamente sani a diete costose e inutili.
I veri sintomi di allergia alimentare
Vediamo quali sono i sintomi che possono giustificare sul serio il sospetto di allergia alimentare, secondo i criteri considerati validi dal Comitato sulle Allergie dell’American Academy of Pediatrics. I sintomi possono essere di due tipi:
a. acuti, cioè possono verificarsi nelle ore immediatamente dopo l’assunzione del cibo responsabile. In questo caso è in genere molto facile accorgersi del legame di causa-effetto fra l’assunzione del cibo e i sintomi conseguenti.
b. cronici, cioè possono svilupparsi lentamente, nel corso di settimane o mesi. In questo caso è facile cadere in errori di interpretazione e in eccesso di diagnosi.
Sintomi acuti
Sintomi gastrointestinali: I primi sintomi che in genere si verificano quando un bambino è allergico a un cibo sono, dopo pochi minuti o al massimo entro un paio di ore, un vomito violento e a getto e, subito dopo, una diarrea profusa, esplosiva, spesso contenente sangue. Questi sintomi in genere si attenuano nel giro di qualche ora o di una giornata al massimo dall’assunzione del cibo.
Sintomi cutanei: Sempre entro pochi minuti o poche ore, compare sulla pelle in varie parti del corpo e su una superficie rapidamente sempre più estesa (non quindi solo sul viso o altre zone limitate di pelle) un’ urticaria che provoca molto prurito.
Sintomi respiratori: Talvolta il bambino, oltre ai sintomi appena descritti, può anche manifestare un attacco di rinite allergica, con numerosi starnuti e profusa secrezione nasale o anche una forte difficoltà respiratoria dovuta a un broncospasmo causato dalla reazione allergica, sintomo che fa rassomigliare la reazione a un attacco di asma bronchiale.
Anafilassi: Se i sintomi descritti qui sopra vengono ignorati o interpretati erroneamente e il bambino mangia di nuovo e più volte il cibo incriminato, può manifestarsi un vero e proprio shock anafilattico che può causare una grave perdita di pressione del sangue, fino all’arresto cardiaco e alla morte.
Cibi più frequentemente implicati nel causare sintomi acuti di allergia alimentare: Latte vaccino, uova, pesce, soia, arachidi, nocciole.
Sintomi cronici
Sintomi gastrointestinali: Invece del vomito e diarrea acuta, a carico del sistema gastrointestinale si può verificare:
a. “enteropatia allergica”
Caratterizzata da tutti i seguenti sintomi insieme:
· vomito persistente
· diarrea con più di sei scariche al giorno
· dermatite atopica (vedremo cosa vuol dire fra poco)
· segni chiari di denutrizione dovuti al danno intestinale provocato dall’allergia, danno da dimostrare con una biopsia intestinale.
· un pallore molto intenso, dovuto a una forte anemia causata da perdite di sangue microscopiche dalla mucosa intestinale danneggiata
· edema in varie parti del corpo, dovuto a una perdita di proteine dall’intestino danneggiato e che fa spesso pensare erroneamente a una malattia renale.
E’ importante ribadire che, perché il medico sia giustificato nel sospettare l’enteropatia allergica, bisogna che ci siano tutti questi sintomi insieme e bisogna dunque evitare di confonderla o con altri disturbi non allergici, come il reflusso gastro-esofageo (caratterizzato solo da rigurgiti e vomito), o con la diarrea non specifica (una sindrome innocua caratterizzata da cinque sei scariche di feci molli al giorno in bambini che, per altro, stanno bene). Bisogna poi che la denutrizione di cui sopra non venga decretata seguendo l’impressione di una mamma preoccupata perché il piccolo non prende peso al ritmo che lei vorrebbe, ma che sia un vero arresto del peso e della statura e che il bambino appaia francamente anemico.
b. “colite allergica”
La colite allergica è una vera e propria colite con scariche frequenti (più di sei sette al giorno) e contenenti sempre sangue. Piuttosto rara, la colite allergica è quasi sempre dovuta al latte vaccino e si manifesta quasi sempre in bambini al di sotto dei due anni.
Sintomi cutanei:
Le manifestazioni cutanee croniche delle allergie sono quelle che generano il numero maggiore di errori ed eccessi di diagnosi. Spesso infatti, come ho già accennato, si attribuisce ad allergia alimentare alcune macchie ruvide e rosse isolate qua e là sul corpo, macchie dovute il più delle volte a fattori irritativi del tutto estranei all’allergia. Ma cosa si può considerare invece come un segno cutaneo vero di allergia? Vediamo.
Esiste un disturbo cutaneo chiamato “dermatite atopica” che può essere considerato un segno di allergia alimentare, ma solo in una limitata percentuale dei casi. Intanto come si manifesta la dermatite atopica, spesso diagnosticata a sproposito? Per poter dire che un bambino ha questa malattia della pelle ci devono essere cinque condizioni:
1. l’arrossamento deve estendersi su buona parte della superficie del corpo ed essere particolarmente intenso nella piega del gomito e dietro le ginocchia (quindi non solo sul viso, sulle mani e sulle gambe)
2. Deve causare un prurito intenso e costante, che porta il bambino a grattarsi ossessivamente
3. La pelle perciò diventa squamosa e ruvida un po’ dappertutto, sintomo definito “lichenificazione”.
4. Questi sintomi devono tutti essere cronici, cioè presenti ininterrottamente da settimane o mesi
5. Devono esistere quasi sempre nella famiglia persone che erano affette dagli stessi sintomi o che soffrono di fenomeni allergici molto seri, come asma bronchiale cronico.
Seguendo questi criteri si può chiamare “atopico” solo dal 5 al 12 per cento dei bambini e non, come succede nel nostro paese, circa la metà dei bambini.
Inoltre, come ho accennato sopra, anche la presenza di una vera dermatite atopica non è necessariamente il sintomo di allergia a un cibo. Anzi, le statistiche più recenti dimostrano che soltanto circa il 30% dei bambini affetti da questo disturbo hanno un’allergia alimentare dimostrabile.
Ma, visto che i sintomi cronici e specialmente quelli cutanei sono facilmente equivocabili, quali sono le prove per dichiarare che un certo bambino è effettivamente allergico a un determinato cibo ed eliminarlo dalla sua dieta?
Quando si verificano i sintomi acuti che ho descritti sopra la diagnosi in genere è ovvia, perché i sintomi seguono immediatamente l’assunzione del cibo e sono inequivocabilmente legati ad esso.
Prova in doppio cieco col controllo del “placebo” Il dilemma si pone invece quando i sintomi sono cronici, soprattutto se sono limitati alla pelle, ed è perciò più difficile legarli all’assunzione del cibo. In questo caso è solo la cosiddetta prova in doppio cieco con il controllo del placebo che può essere considerata una conferma certa e definitiva della diagnosi. Ecco come si fa questa prova.
Quando un pediatra, sulla base dei sintomi che ho appena descritto, ha un valido motivo di sospettare che il piccolo è allergico a un determinato cibo, può decidere di provare ad eliminare dalla dieta del bambino quel cibo e solo quello, non dieci alimenti, come viene spesso fatto senza alcuna discriminazione.
Dopo circa due settimane di dieta, entra in gioco un secondo medico che, non conoscendo il tipo di dieta a cui è sottoposto il bambino (perché viene tenuto “cieco” rispetto a questa informazione), valuta la presenza o l’assenza di sintomi di allergia.
Subito dopo si introduce nella sua dieta una polvere irriconoscibile, che può essere o il cibo incriminato o un “placebo”, cioè una sostanza inerte. Sia i genitori del bambino che il secondo medico sono mantenuti “ciechi”, cioè inconsapevoli di cosa viene somministrato al bambino (ecco da dove deriva l’espressione “doppio cieco”). Questo medico dopo due settimane valuta eventuali cambiamenti dei sintomi del bambino.
Successivamente, sempre con le stesse modalità, si introduce l’altra “polvere” e, dopo due settimane, sempre lo stesso medico “cieco”, valuta i risultati. Tutto questo complicato sistema di prove è necessario per evitare errori nella diagnosi dovuti al preconcetto che possono avere il medico e la mamma se conoscono la dieta assegnata al bambino.
Ebbene, i risultati di queste prove in doppio cieco mettono sempre in evidenza che una grossa percentuale di diagnosi di allergie alimentari sono false. Solo una piccola frazione di bambini (dal 2% all’8%) risulta alla fine effettivamente allergica a un cibo e solo il 10% circa di questi (cioè meno dell’un per cento del totale) è allergico a due alimenti insieme. L’allergia alimentare multipla (cioè a molti alimenti contemporaneamente), cosa diagnosticata ahimè con grande frequenza e faciloneria in questo paese, è una rarità estrema.
Prove alternative di intolleranza ai cibi:
Come se non bastasse l’approssimazione e la leggerezza con cui molti medici tradizionali diagnosticano le allergie ai cibi e sottopongono moltissimi bambini a inutili sacrifici dietetici, da qualche anno sono apparse anche le prove di intolleranza delle medicine “alternative”, prime fra tutte quelle della medicina omeopatica. Ebbene, provate a leggere con spirito critico la descrizione di un “autorevole rappresentante” di questo tipo di medicina. Spero riusciate a cogliere la sua irrazionalità quasi infantile. Le prove che egli elenca non hanno il benché minimo fondamento scientifico, cioè nessuna ricerca ha mai dimostrato la loro validità. Anche se alcune affermazioni degli omeopatici (come “l’allergia è una naturale difesa dell’organismo” o “terapia di sostegno immunologico”, o “la dieta si basa sul principio di ‘pulizia’ dell’organismo”) sono molto seducenti per i non esperti e possono confondere e affascinare, vi consiglio di conservare uno spirito scettico e razionale…
La medicina alternativa si pone nei confronti dell’allergia considerandola come una naturale difesa dell’organismo. Gli sforzi di omeopati e naturisti sono, quindi, indirizzati a rinforzare le difese immunitarie del bambino più che a curare la manifestazione allergica. Questo non vuol dire, però, che in caso di sintomi gravi non vengono utilizzati farmaci, bensì che un’eventuale terapia farmacologica per la medicina alternativa è associata a una terapia di sostegno immunologico. Una terapia di sostegno immunologico che si fonda su due procedimenti:
– la diluizione dell’allergene che comporta l’assunzione in gocce per bocca di quantità minime della sostanza verso la quale il bambino presenta l’allergia allo scopo di aumentare la tolleranza dell’organismo;
– la somministrazione di minerali, sempre per bocca, come manganese, zinco e rame carenti oggi nell’alimentazione dei bambini e capaci di ridurre la reazione allergica.
Individuare l’alimento o la sostanza responsabile della manifestazione allergica anche in questo caso è alla base di ogni cura. Per fare ciò la medicina alternativa si affida a due procedimenti: la dieta e i test diagnostici.
La dieta si basa sul principio di pulizia dell’organismo nel quale introdurre gli alimenti gradatamente (dieta di eliminazione) o a rotazione (dieta di rotazione) (Nota di R. A.: le diete ad eliminazione e a rotazione sono state abbandonate dall’allergologia ufficiale perché inutili). Il tempo di riposo e quindi il periodo in cui il bambino non mangia l¹alimento che gli provoca allergia, consente di diminuire l’intensità della reazione e ottenere una maggiore tolleranza all’alimento Tra i numerosi test non convenzionali i più diffusi sono:
– il test Dria che evidenzia una variazione dello sforzo muscolare in seguito alla somministrazione di un alimento.
Il bambino viene fatto sedere su uno speciale seggiolone, quindi gli viene legata una caviglia con una cinghia collegata a un computer e gli viene chiesto di contrarre il muscolo della coscia. Durante la contrazione gli viene messo in bocca, sotto la lingua, una soluzione dell’alimento sospetto. L’intolleranza all’alimento viene segnalata dal computer che registra una variazione nella contrazione del muscolo della coscia. Poiché per questo test è necessaria la collaborazione del bambino, è consigliato verso i cinque anni. I vantaggi che portano a scegliere queste test sono tre: non è cruento in quanto non prevede tagli sulla pelle o iniezioni, non ha effetti collaterali e, soprattutto, è veloce (basta un¹ora per testare oltre 30 alimenti).
– il test muscolare kinesiologico è un altro strumento che correla lo sforzo muscolare alla reazione allergica.
In questo caso il cibo, oltre che messo in bocca, può essere fatto tenere in mano o si può chiedere al bambino di pensare all’alimento. L’esaminatore fa fare uno sforzo muscolare specifico e verifica se il muscolo ha una perdita di potenza. In caso positivo si stabilisce che l¹alimento testato è responsabile di allergia. Questo test presenta gli stessi vantaggi del test Dria e quindi è veloce, pratico e non prevede taglietti sulla pelle.
– il test citotossico a differenza degli altri si base su un’analisi del sangue. Il sangue viene messo in contatto con una serie di sostanze alimentari che in caso di allergia causeranno dei rigonfiamenti nei granulociti (un tipo di globuli bianchi) visibili al microscopio. Il vantaggio consiste nel fatto che può essere utilizzato anche per bambini molto piccoli.
I tempi sono un po’ più lunghi a causa dell’analisi di laboratorio (esame del sangue).
– il test di riflesso del polso di Nogier segnala l’esistenza di particolari riflessi dell’organismo che possono essere messi in relazione con le sue variazioni di energia. Questo vuol dire che mettendo l¹alimento sospettato di provocare allergia a contatto con la pelle del bambino si avvertirà un’accelerazione delle pulsazioni nel polso.
I vantaggi di questo test sono la velocità di esecuzione e l’immediatezza dei risultati.
– i test elettrodermici come il Vega test segnalano la capacità della pelle di condurre energia. In questo caso un circuito elettrico nel quale è inserita una fialetta con l¹alimento, viene messo a contatto con la pelle del bambino attraverso degli elettrodi. Le variazioni elettriche indicano la presenza di un’allergia o intolleranza all’alimento. Un test veloce che, però, solleva qualche dubbio anche nei medici specializzati in medicina alternativa.
Per maggiori approfondimenti è possibile consultare la sezione “LIBRI” dove potrai leggere i riassunti che trattano della salute e del benessere del tuo bambino.