Durante un viaggio a Sydney, mi è capitato di assistere ad una scenetta molto gustosa.

Era un pomeriggio di novembre e l’aria era piacevolmente fresca.

Una bambina di un anno e mezzo, scalza e coperta soltanto da pannolino e canottiera, giocava di fronte ai tavoli di un bar affollato. Mamma e papà, seduti a pochi metri da lei, la sorvegliavano.

La piccola si arrampicava sulla conca di pietra di una fontana piena d’acqua e vi si sedeva, inzuppando ben bene il pannolino. Poi si infilava sotto la cascatella che alimentava la conca, facendo in modo da bagnarsi uniformemente, dai capelli fino ai piedi. Infine, scendeva dal bordo della fontana con perizia e prudenza e terminava lo spettacolo ridendo e battendosi le mani di fronte ai genitori evidentemente orgogliosi e divertiti.

La gente seduta ai tavoli non sembrava affatto sorpresa dalla scena, che guardava anzi con apparente indifferenza.

Immaginate, invece, l’indignazione che si sarebbe scatenata qui da noi di fronte a un episodio del genere: “Ma non avrà freddo quella povera piccola? Si prenderà una polmonite”, “E se cade dalla fontana?”, ecc…

All’opposto, io non potevo fare a meno di pensare quanto quella “povera piccola” fosse più fortunata del tipico bambino italiano.

Per esempio, proprio perché poteva esplorare liberamente l’ambiente e le proprie capacità motorie, aveva acquisito un’agilità e una perizia impensabili in un piccolo delle nostre parti. E poi era quasi palpabile il senso di sicurezza e stima di sé che emanava da quella piccola figura, ovviamente il risultato della fiducia con la quale veniva trattata dai genitori.

E vi posso assicurare che, contrariamente alle nostre ataviche fobie, la bimba di Sydney non solo non rischiava la polmonite, ma neanche un raffreddore!