Il reflusso gastro-esofageo si manifesta innanzitutto con rigurgiti molto frequenti, che usualmente si presentano già dai primi giorni di vita, ma che possono farsi vivi per la prima volta anche qualche settimana dopo.

Inizialmente il bambino sembra non essere infastidito dalla cosa. Anzi mostra indifferenza e di solito mangia tranquillamente e cresce bene. Nel giro di un paio di settimane però il ritorno di latte inacidito verso la bocca comincia a causargli un fastidio evidente.

Il piccolo diventa sempre più irrequieto, piagnucola in continuazione, ha spessissimo il singhiozzo e mangia con difficoltà. Inizia a succhiare cioè, ma dopo pochi secondi si irrigidisce e si stacca piangendo. E’ evidentemente affamato, ma non riesce a proseguire il pasto perché “qualcosa” glielo impedisce. Ci riprova dopo qualche secondo, ma la cosa si ripete, anche se pian piano, alla fine, riesce a continuare la poppata fino a completarla.

Durante l’intervallo fra un pasto e l’altro però le cose possono andare anche peggio. Il bambino infatti spesso smania e rigurgita in continuazione (c’è sempre un po’ di latte inacidito sul suo bavaglino o sui vestiti di chi lo tiene in braccio), sussulta per il singhiozzo, piange, non riesce a dormire. Talvolta vomita a getto tutto ciò che ha mangiato e ciò succede abbastanza spesso nelle fasi in cui il disturbo è più intenso. Sovente, sembra provare un leggero sollievo succhiando un po’ di acqua o di camomilla. Ma dopo un breve intervallo rigurgita ancora di più.

 

Cause e conseguenze del reflusso

Al contrario di quanto molti pensano, il reflusso non è un sintomo di allergia al latte e non risponde perciò ai cambiamenti di formula. Esso è legato soltanto al cattivo funzionamento di una valvola (il cardias), che dovrebbe normalmente impedire al contenuto dello stomaco di ritornare verso l’alto. Perciò il latte inacidito dai succhi gastrici refluisce continuamente dallo stomaco verso l’esofago.

Ecco il perché del nome “reflusso gastro-esofageo” dato a questo disturbo. L’esofago, sotto l’attacco continuo dell’acido gastrico, si infiamma sempre di più. Si verifica cioè una “esofagite da reflusso”, che è la causa principale delle sofferenze del bambino. L’esofagite infatti provoca un bruciore che spiega l’irrequietezza costante e la difficoltà con la quale il piccolo che ne è affetto inizia la poppata. L’esofago infiammato inoltre va spesso in spasmo, causando un dolore molto intenso, il sintomo che induce appunto all’errore di diagnosi fra il reflusso e le coliche. Infine, l’esofagite spiega anche il singhiozzo molto frequente e prolungato, che si verifica dopo quasi ogni poppata nel reflusso.

Ma le conseguenze del disturbo non finiscono qui. Esso può provocare crisi di soffocamento e raramente anche infezioni polmonari perché il latte rigurgitato può andare di traverso ed essere inalato. Non c’è da star tranquilli insomma quando il piccolo è affetto da questo disturbo, malgrado il fatto che usualmente le sue condizioni generali si mantengano buone. A mio giudizio anzi è quasi sempre necessario curarlo, sia per evitare tutti i disagi che ho descritto, sia per prevenire abitudini difficili da eliminare in seguito. Come succede con il bambino affetto da coliche infatti, il piccolo rigurgitatore ha spesso necessità di essere consolato in continuazione e prende il “vizio” di addormentarsi esclusivamente in braccio.

 

Diagnosi e cura del reflusso

Nella mia esperienza la diagnosi di reflusso si può fare in quasi tutti i casi con la semplice compilazione del seguente questionario. Se il punteggio supera gli otto punti, il bambino ha il reflusso.

Se la sua sofferenza causa molto disagio a se stesso e alla famiglia, allora è giustificato iniziare la cura che vi descrivo sotto.

Ovviamente, l’ideale sarebbe che tutto questo venisse fatto, se possibile, con la supervisione di un pediatra o di un gastroenterologo.
Se volete essere certi se il vostro bambino o la vostra bambina soffrano di reflusso compilate il questionario che trovate sulla mia home page.

Cura per il reflusso

Tengo a precisare che la cura che sto per descrivervi è quella che prescrivo personalmente a tutti i bambini affetti da reflusso che vengono alla mia diretta attenzione. E’ decisamente diversa da quella che viene suggerita dai miei colleghi pediatri e gastroenterologi, che prescrivono spesso medicinali come gli inibitori della pompa protonica (omeprazolo ecc.), senza fare molto caso all’addensamento del latte ed agli accorgimenti nella somministrazione dei liquidi che io ritengo essenziali.

Il risultato è che, nella mia esperienza, la terapia da me adottata funziona nettamente meglio…

 

Per i bambini allattati al seno:

I bambini allattati al seno nel reflusso hanno un vantaggio e uno svantaggio.

Il vantaggio è che il latte materno, per essere digerito non richiede la secrezione di una grande quantità di acido da parte dello stomaco e perciò il liquido che ritorna verso l’esofago non è fortemente irritante. Infatti i bambini allattati al seno che hanno il reflusso in genere non stanno così male come quelli allattati artificialmente e peggiorano nettamente se prendono delle aggiunte di latte artificiale, proprio perché questo richiede più acido per essere digerito.

Lo svantaggio è che il latte materno non si può addensare e perciò il bambino allattato al seno non può usufruire di una delle misure più efficaci per combattere il reflusso, cioè quella di una dieta esclusivamente solida.

In caso di allattamento al seno comunque è giusto provare a curare il reflusso solo con la somministrazione del Maalox, nelle dosi indicate più avanti (anchor). Se così si riesce ad ottenere un miglioramento notevole e la qualità della vita del bimbo e della famiglia diventa accettabile, si continua col Maalox per tutto il tempo necessario, anche per mesi.

Altrimenti, nei casi in cui il bambino soffre molto e, dopo qualche settimana di prova, non si ottiene alcun miglioramento col solo antiacido, la nostra esperienza ci suggerisce che l’unico modo per migliorare decisamente la situazione è di passare interamente al latte artificiale addensato come descritto qui di seguito. Diciamo interamente, perché anche una sola poppata di latte materno al giorno, per il fatto che introduce un liquido nello stomaco, potrebbe inficiare i risultati della terapia.

 

Per i bambini allattati artificialmente e per quelli già svezzati:

Addensamento con crema di riso del latte per il reflusso.

Addensare sempre il latte che si somministra al bambino, a qualsiasi età, nel modo seguente:

  • Preparazione del latte: se si usa un latte in polvere, prepararlo prima dell’addensamento, usando 35 cc. di acqua per ogni misurino di polvere, invece dei 30 cc. usualmente raccomandati. Se si usa un latte artificiale già liquido o il latte vaccino (dopo i sei mesi), diluirlo con 20 cc. di acqua per ogni 80 cc. di latte. Tutto ciò per assicurare al bambino un buon apporto di acqua, soprattutto nella stagione calda.
  • Addensamento con crema di riso: addensare il latte così preparato in un frullatore (in modo che venga omogeneo) aggiungendovi un misurino (quello del latte) di crema di riso precotta (Decoriso) per ogni 30 cc. di latte. La consistenza finale deve essere quella di uno yogurt denso. Somministrare questo pasto al bambino in un biberon con una tettarella “per le prime pappe”, con un taglio “a stella”.
  • Niente liquidi: durante la cura non somministrare mai liquidi liberi (né acqua, né camomilla né succhi di alcun genere), perché tendono a ritornare su portandosi dietro il latte addensato e le pappe e pregiudicano quindi il risultato della terapia. I fluidi forniti dal latte addensato sono più che sufficienti per le esigenze del piccolo.

 

Gestione cauta dei liquidi

I liquidi peggiorano sempre il reflusso gastroesofageo e perciò dovrebbero essere evitati.

Durante i primi mesi il bambino ne prende comunque abbastanza nel latte, anche se addensato nel modo descritto sopra. In seguito, durante lo svezzamento, anche nelle pappe cotte ci sarà abbastanza acqua per le sue esigenze, ammesso che a tali pappe non si aggiunga sale in abbondanza e che il bambino non prenda mai alimenti zuccherati (attenzione agli omogeneizzati di frutta!).

Nella stagione calda però, o quando il piccolo comincia a muoversi più vigorosamente e a sudare molto, può diventare comunque necessario somministrargli dell’acqua “libera”. In questo caso bisogna cercare di farlo rispettando quattro regole fondamentali:

  • se il bambino sembra assetato, offrirgli solo acqua, mai liquidi dolci o acidi come la camomilla e i succhi di frutta;
  • abituarlo a bere solo durante il giorno e solo piccole quantità per volta (dieci cc. al massimo), anche se molto spesso. Mai bicchieri pieni;
  • non somministrare più acqua (tanto meno latte non addensato!) né a cena né dopo cena, né durante la notte;
  • evitare cibi molto salati (come il prosciutto) e quelli molto dolci, perché possono provocare la sete, costringere il bambino a bere di più e quindi rischiare un peggioramento dei sintomi.

 

Terapia con Maalox o Riopan

Le misure descritte sopra sono essenziali, ma non sufficienti per far migliorare i sintomi del reflusso.

A questo scopo è indispensabile somministrare anche un antiacido, il Maalox sospensione orale semplice, oppure il Riopan gel bustine, se non si trova il Maalox semplice.

Ricordare che questi medicinali, al contrario di altri che vengono regolarmente usati con poco successo per curare il reflusso, sono totalmente privi di effetti collaterali e possono essere somministrati per un periodo indefinito senza causare mai alcun danno.

Dosi del Maalox e del Riopan: il Maalox o il Riopan vanno somministrati cinque volte al dì (a qualsiasi età: 5 ml di Maalox o una bustina di Riopan gel), ad intervalli regolari in qualsiasi momento della giornata e senza una relazione necessaria con i pasti, considerando comunque che in genere i bambini preferiscono prendere questi medicinali prima delle poppate.

 

Conclusione

Ricordiamo ancora che lo scopo della terapia del reflusso non è di curarlo definitivamente, ma di ottenere una riduzione sensibile del disagio, aspettando che esso scompaia spontaneamente.

Quando ciò succederà non è possibile prevederlo. Ogni bambino affetto da questo problema infatti ha una storia a parte e va perciò trattato individualmente, senza farsi prendere dallo scoramento o dalla fretta se si vede che i suoi sintomi tendono a ripresentarsi ogni volta che si sospende la terapia.

Se comunque, dopo una settimana di trattamento, le condizioni del vostro piccolo sono fortemente migliorate, la cosa che conviene fare è continuare con lo stesso regime per alcuni mesi, tenendo presente che è del tutto innocuo.