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I genitori oggi si lamentano spesso di sentirsi dominati dai figli e di non sapere come farsi ascoltare. Molti non sembrano in grado di far rispettare ai propri figli regole e limiti, i famosi “paletti”. I bambini di oggi sembrano particolarmente resistenti e capaci di sottrarsi a qualsiasi metodo si provi, dalle spiegazioni alle urla, alle punizioni e persino (quando purtroppo ci si arriva) alle botte. Il guaio è che tutti sanno che questo non è uno svantaggio soltanto per i genitori, ma per gli stessi figli. Senza regole e confini, lo possiamo intuire tutti, non si trova la felicità, ma l’insoddisfazione perpetua.

Il dottor Albani, lavorando a lungo con i genitori su questi temi, ritiene di aver individuato le ragioni di questo malessere della famiglia di oggi. A suo avviso, una delle cause principali è il fatto che i genitori concedono troppo potere ai loro figli e non sanno usare il proprio nella maniera più efficace ed equilibrata.

Questo libro analizza a fondo le origini di tale squilibrio e dà suggerimenti pratici su come prevenirlo o risolverlo.

Ecco alcuni estratti dal libro…

 

Prima parte: Gli strumenti del potere dei figli e quelli del potere dei genitori

In questa parte, che comprende i primi due capitoli, si esaminano i mezzi che il bambino ha, fin dalla nascita per esercitare il proprio potere e si sfatano luoghi comuni sulla sua supposta “impotenza”.

Ecco un esempio nel PRIMO CAPITOLO:

“Se non è vero che per un neonato il pianto “fa bene ai polmoni”, non è neanche vero che sia necessariamente la manifestazione di un dolore fisico o di una grande infelicità. Anzi, il più delle volte, è soltanto il segnale che il piccolo non ha ottenuto soddisfazione immediata ad una richiesta. ….Insomma, in questa fase il pianto è, da solo, un’arma molto efficace per ottenere prontamente l’oggetto desiderato: il seno (o il biberon), il cambio di un pannolino sporco, una coccola o, semplicemente, attenzione…”

Un altro esempio:

“Nel secondo anno, potendo camminare più speditamente, correre e arrampicarsi, le sue possibilità di sfuggire alla mamma e di raggiungere i posti e gli oggetti proibiti si moltiplicano. Oltre agli schiaffi i ai morsi poi, può anche cominciare a sferrare calci poderosi a chi lo ferma o gli nega qualcosa…

E il potere dei più grandi, per esempio degli adolescenti? Vediamo:

“….Tutte le armi di potere usate precedentemente, dalla polemica, alla manipolazione, all’insistenza, alle minacce, ai ricatti, alla forza fisica, all’aggressione passiva, ecc. sono potenziate in questa fase. Se i genitori non hanno provveduto a cedergli il potere decisionale e a rendergli la separazione meno traumatica nei tempi e nei modi più sani, egli cercherà di compensare il proprio senso di impotenza usando questi strumenti, talvolta in maniera distruttiva.”

 

II CAPITOLO

Il secondo capitolo parla invece di come i genitori possono esercitare il loro potere, gli strumenti che hanno a disposizione.

Un esempio:

….Tuttavia la mamma esercita il suo potere sul neonato soprattutto attraverso le azioni, rispondendo con maggiore o minore prontezza ai suoi richiami, soddisfacendo o non le sue richieste.”

E con i bambini più grandi? Vediamo:

Impartire punizioni

Le punizioni consistono nel far subire al trasgressore “recidivo” di una regola una conseguenza spiacevole e/o svantaggiosa per scoraggiare il ripetersi della violazione.

Il time-out

La prima sanzione, la più semplice, che si può infliggere ad un bambino è quella della restrizione temporanea della libertà di movimento. “In piedi e faccia al muro”, “in silenzio”, “va’ nella tua stanza e rimani lì fino a cena” sono alcuni dei modi classici di imporre questo tipo di punizione…

Sospensione di un permesso e annullamento di un premio

E le botte, sono uno strumento legittimo?

…Nonostante questo tabù, in un sondaggio fatto nel mio studio fra persone di estrazione socio-economica medio-alta, più del sessanta per cento dei genitori ammette di ricorrere alle punizioni fisiche, dal buffetto sulla mano (molto frequente) allo schiaffo sul viso (più sporadico).

Non è necessario insistere sul perché questo mezzo, provocando timore, sia di solito efficace nell’ottenere obbedienza, almeno nell’immediato. Resta da vedere se e quando abbia davvero gli effetti dannosi che oggi tutti temono e se e quando, viceversa, sia un legittimo strumento del potere dei genitori…

 

Seconda parte: L’abuso di potere dei genitori e dei figli

Qui si esaminano gli abusi che i figli e i genitori possono fare del loro potere e si cerca di far capire come gli abusi dei figli possono iniziare fin dai primi mesi di vita, perché sono provocati dal fatto che i genitori li fanno scattare.

Prima di tutto, cos’è un abuso di potere?

Vediamo:

“La definizione di abuso, così come è riportata nel dizionario della lingua italiana è “un uso cattivo, illecito e smodato del potere”…

Vediamo qualche esempio di abuso da parte dei genitori:

“Uno dei ricordi più vividi del periodo speso negli ospedali di New York è il caso di un bambino di nove mesi, Manuel, che fu ricoverato per malnutrizione nel reparto dove lavoravo da pochi giorni. Manuel aveva avuto la sventura di nascere in uno dei quartieri più poveri e fatiscenti di quella città, da genitori tossicodipendenti che lo lasciavano da solo in casa per tutto il giorno, alimentandolo pochissimo e non prendendolo quasi mai in braccio. Tutto questo fino a quando un vicino non aveva segnalato la cosa alla polizia e i servizi sociali avevano preso in consegna il piccolo sventurato. Ciò che mi colpì di più di questo bambino è che non piangeva quasi mai, ma rimaneva a guardarsi intorno per ore, come indifferente…

… Mi riferisco invece all’uso costante delle percosse, o della restrizione della libertà, o di punizioni molto severe per indurre i figli ad obbedire per terrore piuttosto che incoraggiarli alla collaborazione.”…

Abuso del potere per eccesso di protezione:

Esistono alcune consuetudini molto diffuse nella nostra cultura che, pur essendo percepite dalla maggior parte della gente come innocue tradizioni, sono a mio avviso potenzialmente molto dannose e possono definirsi veri e propri abusi.

La paura esagerata del freddo e l’eccesso di vestiario

La paura dello sporco e dei lievi urti con la testa del bambino che gattona

La paura degli animali domestici e l’impedimento del contatto con essi

La paura delle cadute e la restrizione eccessiva della libertà di movimento

La paura della denutrizione e le forzature per indurre un bambino a mangiare contro voglia

E quali sono le conseguenze dell’abuso sui figli? Eccole:

“Frustrazione e impotenza

Sensazione di essere indifeso

Sensazione di essere respinto, non amato

Mancanza d’autostima

Eccesso di dipendenza

Rabbia

Vediamo qualche esempio di abuso dei figli:

“L’abuso originale

piange per stare sempre in braccio.

Avevo da poco aperto il mio studio a Roma, quando, fra i miei primi clienti, è apparsa una famiglia ebrea ortodossa, con Micol, la figlia primogenita di pochi mesi. Ricordo l’atteggiamento ansioso ed esausto della madre, tormentata dal pianto costante della piccola, che “aveva le coliche tutto il giorno”…

“Marco, 18 mesi, appena entra nel mio studio, cerca di toccare tutto e pretende di ottenere attenzione dai genitori che stanno parlando con me. Il padre, invece di ascoltare la conversazione, è costretto a portarlo in giro in tutte le direzioni che egli indica con fare imperioso, deve concedergli il telefonino che il piccolo butta subito a terra rompendolo…

…Quando il bambino usa in continuazione questo tipo di mezzi, superando regolarmente l’opposizione dei genitori, commette senza alcun dubbio un abuso di potere…

…Un mio amico si lamentava con me del fatto che, quando invitato a casa di molti dei suoi amici, non riusciva ad avere più una conversazione sensata con loro a causa dell’interferenza costante dei figli, che per ottenere attenzione, interrompevano gli adulti ogni momento…

“Una coppia di genitori un po’ meno giovani della media mi ha riferito, per esempio, che il loro piccolo tiranno di tre anni e mezzo aveva preso l’abitudine di mandarli a quel paese con un bel “vaffa…” e, se contrastato ulteriormente, anche di sputar loro in faccia…

…Un mio piccolo paziente di nove anni, per esempio, al padre arrabbiato per la sua testarda disobbedienza ha detto: “Tu non sei il mio padrone, non mi puoi più comandare!”. Cosa fare di fronte a un atteggiamento del genere? Verrebbe da prendere a ceffoni il piccolo impertinente… ma così si potrebbe fare una gran brutta figura, quella del genitore violento e prevaricatore…

…Un adolescente può sentirsi troppo compresso da qualsiasi regola i genitori tentano di fargli rispettare, dall’orario del coprifuoco allo svolgimento regolare dei compiti di scuola, dalla proibizione del fumo ai “suggerimenti” sui comportamenti sessuali, sul tipo di vestiario, sulla tintura dei capelli, o sul numero e la sede di eventuali orecchini, e così via…

…La trasgressione più comune è quella di cominciare a tornare a casa a notte fonda, rendendosi irreperibile per ore…

…Le minacce di smettere di studiare, di scomparire, o addirittura di suicidarsi, diventano anche più efficaci, perché la possibilità che siano messe in atto a questo punto sembrano, giustamente, più concrete…

Le conseguenze dell’abuso di potere da parte dei figli

Conseguenze sui genitori

Il genitore frustrato e inadeguato

Il genitore non si sente rispettato, amato

Il genitore perde autostima e motivazione

Perde credibilità e autorevolezza

Non può trasmettere i propri principi in maniera efficace

Non ha fiducia nella capacità del figlio di essere autonomo e perciò lo controlla di più

La frustrazione e la rabbia che seguono può spingerlo a abusare del proprio potere

Le conseguenze dell’abuso dei figli su essi stessi

Il successo dell’abuso ne incoraggia l’uso

Il figlio “viziato”

Niente confini, niente sicurezza

Sviluppa una cattiva opinione di se stesso

Non sviluppa una sana coscienza

Mancanza del “senso di realtà”

Eccesso di dipendenza

Mancanza di senso di responsabilità

Identificazione del valore personale con il possesso di oggetti costosi

L’anelito all’onnipotenza

 

Terza parte: riequilibrare i poteri

DALLA NASCITA AI TRE ANNI

Sono i genitori che devono impostare l’equilibrio di potere

…Da quanto abbiamo visto nei capitoli precedenti, mi sembra ragionevole concludere che l’obbiettivo ideale nella gestione del potere, sia quello di raggiungere un giusto equilibrio, in cui genitori e figli non si sentano né oppressi né oppressori. Ma non possiamo certo immaginare che questo parta da un’iniziativa dei figli o che accada automaticamente, per puro istinto…

Io ritengo sia invece compito fondamentale del genitore governare questa materia con saggezza,

…La fase del condizionamento

…Ebbene, a me appare evidente che nei primi mesi e fino a due anni sia appunto e soltanto mettendo il bambino di fronte a dei fatti concreti e facendo affidamento sulla sua capacità di adattarvisi che si può stabilire limiti e regole, visto che in questa fase non è in grado di capire o accettare spiegazioni…

….Vari anni dopo quell’episodio, si presentò da me l’ennesima coppia di genitori stanchi e snervati per la stessa ragione e cioè per il pianto continuo e disarmante di Matteo, il loro piccolo di due mesi… diedi loro un’indicazione tutto affatto diversa dal mio solito. Intuendo che il piccolo stava inconsciamente cercando dei confini o che, in ogni caso, ne avesse bisogno, consigliai di cominciare ad ignorare il suo pianto insistente, anche se soltanto in circostanze precise e per lui facilmente riconoscibili….

…E’ utile sapere infine che fra i tre e i cinque mesi, proprio perché non vi sono ancora precedenti consolidati, non è affatto difficile stabilire quest’abitudine, seguendo poche regole semplici, analoghe a quelle che ho descritto nel paragrafo precedente…

…Se l’angoscia ci paralizza…

…Il pargoletto sembra sempre così sofferente e la sua voce così disperata da non lasciar loro quasi scelta. Inoltre hanno spesso letto o sentito dire che lasciar piangere un bambino così piccolo può “farlo sentire abbandonato” , può “togliergli speranza e farlo diventare pessimista”…

…Ritengo che oggi sia giunto il momento che il “principio paterno”, eclissatosi a lungo per motivi che ho già tentato di spiegare in precedenza, ritorni ad esercitare la sua influenza nell’accudire e condizionare un figlio fin dalla nascita. In un modo nuovo e più evoluto, però…

Quando non è giusto imporre regole:

Non è giusto né utile coprirli troppo…

A cinque mesi: a terra…

Come regolare l’esplorazione

Il bambino userà il suo potere di pressione piangendo di rabbia se ostacolato nella sua esplorazione, i genitori useranno il loro potere decisionale con “spirito di giustizia”.

…Prevenire, se possibile, i conflitti

Una delle regole più importanti da seguire da ora in poi è quella di ridurre in ogni modo possibile le occasioni di conflitto…

Poche cose da non toccare…

La parola NO deve significare NO

…BISOGNA, UNA VOLTA E PER TUTTE INSOMMA, TENERE PRESENTE IL PRINCIPIO MOLTO SEMPLICE CHE L’EFFICACIA NELL’ESERCIZIO DEL POTERE E’ BASATA INNANZITUTTO SULLA DETERMINAZIONE E LA COERENZA …

…Ritengo che un bambino abbia sì bisogno di certezze; tuttavia non solo di quelle che gli derivano dall’ottenere regolarmente soddisfazione alle proprie richieste, ma anche di quelle legate alla sensazione che vi sono confini ben precisi a ciò che ci si può aspettare dagli altri…

…La notte è fatta per dormire

A sei mesi circa è proprio la maggiore consapevolezza che il bambina ha della separazione a rendergli più difficile addormentarsi e a riposare tutta la notte, perché ciò equivale a non vedere più la mamma e a non poterla controllare. Questo è dunque il periodo in cui è più probabile che i genitori inizino a chiedermi aiuto perché il piccolo non dorme più come prima…

COME SI SCEGLIE LE OCCASIONI IN CUI IMPORRE DELLE REGOLE

…So bene che a questo punto molti di voi potrebbero, legittimamente, domandarsi: “Ma come faccio a sapere in quali occasioni è giusto imporre delle regole a mio figlio e quando invece un atto d’autorità può essere arbitrario e dannoso?…

…Ma, per non infliggere al piccolo troppe limitazioni, un genitore può scegliere di essere più tollerante per certi comportamenti piuttosto che per altri. Per esempio, può tollerare meglio il rumore che la sporcizia, o più la stanchezza che il disordine e perciò stabilire regole diverse con i propri figli a seconda delle proprie preferenze…

…Si tratta di quello che io chiamo un “conflitto di attribuzione di responsabilità”, cioè il contrasto che si verifica quando il genitore, vedendo il figlio mettere a rischio il proprio interesse o la propria incolumità, si prende la responsabilità di proteggerlo contro se stesso…

Rispettare gusti e appetito…

Non imporgli una protezione asfissiante perché non cada…

Non chiamarlo “cattivo” o attribuirgli altri epiteti…

Fra i due e i tre anni

… Il piccolo sta maturando per la prima volta una gran voglia di appropriarsi delle decisioni che lo interessano e sta sviluppando la sua “assertività”, cioè la tendenza a combattere per imporsi, per decidere con la propria testa….

Spesso si sente così irritato per il fatto di non riuscire a ottenere ciò che vuole, che si mette a strillare, si butta a terra, scalcia in tutte le direzioni e perde il controllo di se stesso. Ha, in altre parole, una “crisi di temperamento”….

Spostare il piccolo di forza, dandogli allo stesso tempo spiegazioni…

Non cedere, ma non imporre troppe regole…

Non fare minacce a vuoto…

Riconoscere i suoi sentimenti…

Impedirgli fisicamente di far male agli altri…

Se manca di rispetto ad un genitore reagire con la massima determinazione…

Come affrontare le crisi di temperamento; ovvero, “la piccola bisbetica domata”…

E le botte? E’ lecito darle?…

… Un piccolo che riesca a farla franca dopo aver insultato e aggredito con violenza un genitore, può sentirsi incoraggiato a perseverare nel suo atteggiamento, perdendo progressivamente rispetto per lui…

A un bambino piace essere “virtuoso”…

DAI TRE AI SEI ANNI

…Pretendere che metta a posto i giocattoli e le altre cose che lascia in giro

Fin da bambino ho sentito fare delle osservazioni classiche della nostra cultura, quando un genitore sembra “pretendere troppo per l’età del figlio”. Se, per esempio, si aspetta che il piccolo di tre anni cominci a collaborare per mettere ordine nelle sue cose, quasi sempre qualcuno tira fuori la vecchia frase: “Lascialo stare, non vedi che è piccolo?”…

…Dai quattro ai sei anni un bambino è sempre più in grado di mettersi nei panni degli altri e capirne le ragioni. Perciò, se resiste molto alle richieste di collaborazione, basta spiegargli con chiarezza: “Quando vedo che non metti le tue cose a posto, mi sembra che approfitti di me…

…Resistere alle richieste continue di acquisti

Un altro compito veramente arduo per un genitore è resistere agli attacchi del suo piccolo “consumista”…

…E’ giusto incutere timore nei figli?

…I genitori, a mio avviso, hanno il diritto-dovere di incutere nel figlio il giusto, sacro timore delle conseguenze che egli può soffrire se decide di trasgredire le regole che gli sono state più volte imposte e spiegate con chiarezza…

…Si comincia a negoziare

Quando il contrasto su un certo argomento diventa materia di conflitto permanente, malgrado il genitore faccia ogni attenzione a comportarsi con coerenza e spirito di giustizia, forse vuol dire che non sta considerando abbastanza un bisogno del figlio e che il suo atteggiamento non è bilanciato. Prendiamo l’esempio di Sara, quattro anni, che la mattina non voleva mai andare all’asilo e faceva perdere un tempo interminabile alla mamma, Francesca, che tutte le volte era costretta a ricorrere alla forza per vestirla e portarla fuori…

DAI SEI AI DIECI ANNI

…Verso gli otto, nove anni, inoltre, comincia a prendere degli atteggiamenti di sfida e di polemica più critici nei confronti dei genitori. Può dire al papà o alla mamma: “tu non capisci niente!”… “Tu non puoi più comandarmi, non sei più il mio padrone!”…

Come affrontare le richieste eccessive. Inizia la paghetta

Ricordo molto bene l’esasperazione a cui mi portava sempre più spesso la mia primogenita, fra i sei e i dieci anni, per la sua capacità crescente, ogni volta che faceva una richiesta, di manipolarmi e mettermi sulle difensive. Riusciva sempre a farmi sentire un po’ in colpa, come se fossi troppo rigido o ingeneroso. Bastava un altro piccolo sforzo, insomma, e avrei potuto soddisfare anche la sua ultima pretesa. Tutte le sue amiche, comunque, avevano ottenuto dai genitori la stessa cosa…

…Deve collaborare a tenere l’ordine e la pulizia per quello che gli compete

Come sanzionare comportamenti gravemente irrispettosi

Un bambino ha il diritto di fare obbiezioni e critiche, anche basilari, agli atti dei genitori che lo riguardano. Può dire, per esempio: “Non mi regali mai niente di bello!” Oppure: “Non vieni mai a parlare con i miei insegnanti. Non t’importa niente di me…” ecc. Di fronte a queste critiche, un genitore dovrebbe forse fermarsi a pensare, per capire se c’è qualcosa di vero.

Non è assolutamente accettabile invece che un figlio insulti apertamente il genitore o faccia nei suoi confronti gesti seriamente offensivi…

…Attribuire le responsabilità con coraggio, lasciando adito a eventuali rischi ed errori

…E’ bene aprirsi e ammettere i propri sbagli, senza esitazioni…

DAI DIECI AI QUATTORDICI ANNI

…E’ giunto il momento di “formare” un figlio per l’età adulta

Superati i dieci anni, la personalità di un figlio ha preso ormai una forma ben definita, sulla quale si può influire sempre meno e con la quale bisogna imparare a fare i conti. E’ proprio perché mi sono convinto di questa realtà che mi è sembrato sempre più opportuno pensare a un figlio in questa fase come ad una persona alle soglie dell’età adulta, malgrado la sua apparente immaturità e fragilità emotiva…

Le frasi fatte:

…E’ ancora troppo giovane, non è capace, pasticcia tutto”.

…Se un ragazzino in questa fascia d’età può mandare i messaggi SMS col telefonino e fare complesse operazioni col computer, come è possibile che non sia in grado di caricare una lavatrice o una lavastoviglie o d’usare un aspirapolvere? …

“Ha faticato a fare i compiti. Deve pur divertirsi…”.

Un bambino ha energie da vendere e ha comunque molto tempo libero. Può benissimo imparare ad usarne una parte per i doveri che concernono la propria persona. Avere un po’ meno tempo libero può essere una ragione in meno per fare nuove richieste e accampare nuovi diritti. Può combattere persino la tendenza che molti di essi hanno a deprimersi..

Cosa fare dunque?

…Deve studiare con senso di responsabilità e profitto

Si capisce che un ragazzo in questa fascia d’età, attirato in mille direzioni dai suoi nuovi impulsi e desideri, trovi difficile impegnarsi nel lavoro scolastico, soprattutto in un tipo di scuola come il nostro, in cui l’apprendimento è spesso passivo e poco improntato alla concretezza. Tuttavia i genitori non possono non intervenire ad aiutarlo a capire quanto la scuola, nonostante i suoi limiti, sia importante per il suo futuro. Ma, ribadisco, non costringendolo a studiare ogni giorno contro la sua volontà, attraverso continui rimproveri e punizioni…

…Con le trasgressioni, cosa fare?

Credere di poter prevenire o persino conoscere tutte le trasgressioni che mette in atto e i rischi che corre un figlio in questa fase è pura illusione. Bisogna fare quello che si può per creare le condizioni in cui i rischi siano minori. Si può, per esempio, cercare di vivere in una città e in un quartiere dove si crede che le occasioni per la trasgressione e per acquisire amicizie poco raccomandabili siano minori rispetto a quelle possibili in altri luoghi. Poi bisogna essere presenti, vigili, cercare di cogliere gli umori del ragazzo che sembrano strani e negativi e parlarne…

Se consuma marijuana o Ecstasis?…

E con le droghe “pesanti”?….

Come fare con comportamenti sessuali rischiosi…

Se lo vediamo comportarsi senza cautela sul motorino …

E se ruba?…

La grave mancanza di rispetto: sfide, minacce, insulti, aggressioni.

… “Tu non sei nessuno. Non mi fai un baffo con i tuoi rimproveri. Sei solo uno stupido vecchio …” oppure ad una minaccia: “Te la ricordi la madre di Erika? Quella sarà la tua fine…” o ad un insulto: “Sei uno str…., vaff….” …Qui non mi scandalizzerebbe nulla, neanche un paio di ceffoni mollati d’istinto o una punizione da ricordarsi per un bel pezzo…

…Può restare da solo a casa, può prendere i mezzi pubblici da solo

Un amico americano che vive nella mia città recentemente mi raccontava meravigliato ciò che gli era capitato di vedere la sera prima ad una cena dell’alta borghesia. Una famiglia, padre imprenditore e madre professionista affermata, aveva portato con sé il proprio figlio quindicenne, perché “non potevano lasciarlo da solo a casa per poche ore

…Paga sufficiente alle sue esigenze, ma senza strappi alla regola…

DAI QUATTORDICI AI DICIOTTO ANNI

…E’ giunto il momento di lasciar andare

Dai quattordici ai diciotto anni arriva uno dei compiti più difficili e, per certi versi, dolorosi dei genitori. Si tratta dell’accettare che il figlio finalmente si separi da loro, gradualmente, ma ineluttabilmente…

Giancarlo, tutto “sesso, droga e rock and roll”.

Giancarlo, un ragazzo di quindici anni, fisicamente ormai adulto, era diventato fonte di grave preoccupazione per i genitori…

Gli oneri

Pretendere che faccia tutto in casaù

…Ribadisco che, a mio avviso, una delle consuetudini che vizia e corrompe di più un ragazzo sia quella, molto diffusa da noi, di essere “servito e riverito” in casa sua e quindi di aspettarsi come un diritto che i genitori gli concedano questo, con la giustificazione che “è piccolo”, “è stanco”, “studia”…

Pretendere che condivida con i genitori anche la responsabilità delle faccende comuni…

Fare in modo che guadagni almeno in parte le risorse che consuma per spese voluttuarie…

Deve passare parte delle vacanze lontano da casa, in un’attività o in un impegno di studio…

Sanzionare adeguatamente il non rispetto delle regole…

Se manifesta la decisa volontà di lasciare la scuola, perché stanco di studiare?…

Non permettere in alcun modo una grave mancanza di rispetto…

Se gli episodi di grave mancanza di rispetto si ripetono spesso

E’ piuttosto difficile però che le cose vadano in maniera così fortunata e, come avete visto, richiede una dose di coraggio e determinazione che non tutti i genitori riescono a trovare. Tuttavia, non si può assolutamente permettere che una situazione del genere si protragga indefinitamente, perché distruggerebbe il rapporto, farebbe crollare l’autorevolezza dei genitori, darebbe al figlio la sensazione di non avere più una guida e una protezione. Le stesse basi del rapporto d’amore sarebbero gravemente compromesse…

…Lasciargli sempre più libertà di movimento

Un adolescente, tra i sedici e i diciotto anni è in grado di agire con cautela e prendersi responsabilità per la propria protezione. Perciò, piuttosto che imporgli arbitrariamente un coprifuoco, bisogna decidere insieme a lui la sua libertà di movimento sulla base di un’analisi dei rischi che corre e anche dei bisogni degli altri componenti della famiglia che vengono influenzati da tutto questo…

Libertà di scelte di vita e di professione…

Libertà di decidere se vuole sospendere gli studi per un’attività artistica o di sport agonistico…

…Rispetto totale della sua privacy e dei suoi sentimenti

Quando sento una madre vantarsi del fatto che il suo “bambino di diciassette anni le dice proprio tutto”, mi viene immediatamente un senso di fastidio, di irritazione. Come fa un genitore a non rendersi conto che un ragazzo, quasi adulto, ha bisogno di una sua vita privata, impenetrabile, della quale deve avere totale controllo e non è tenuto a dar conto a nessuno? La falsa intimità di quella madre con il figlio non ha niente a che vedere con la vera sintonia che hanno genitori e figli che trattano, invece, con rispetto e discrezione gli ambiti reciproci…

…Alla maggiore età concedergli, se possibile, l’opportunità di vivere separato dalla famiglia

Infine, al sopraggiungere della maggior età, credo sia giusto enfatizzare il significato profondo che questa data porta con sé attraverso un altro rito propiziatorio. Si vede spesso oggi il iciottenne ricevere questo o quell’altro regalo importante, come una automobile o qualcosa di simile, a seconda delle possibilità della famiglia. A me sembrerebbe molto più opportuno che i genitori facessero uno sforzo economico per contribuire a fargli acquisire un bene molto più prezioso e cioè la possibilità di vivere separatamente dalla famiglia…

Epilogo
… La mia esistenza, quella delle mie figlie e delle persone che sento simili a me hanno in comune un elemento che io considero essenziale. Si tratta del desiderio di dare a tutti i costi un senso originale, unico alla propria vita, affrontando con coraggio novità e sfide, con un grande anelito all’indipendenza. Ecco, lo scopo che io considero più importante dei suggerimenti che vi ho offerto nelle pagine di questo libro è proprio quello di aiutare i figli ad essere più forti e autonomi, così che possano ricercare nella massima libertà possibile un significato autentico per la loro vita…</div>

 

Sommario

Introduzione

PRIMA PARTE: Gli strumenti di potere dei figli e quelli dei genitori

1. Il potere dei figli

L’infante “indifeso”
Dalla nascita ai sei mesi: il pianto e il broncio
Dai sei ai dodici mesi: la capacità di pressione
del bambino diventa complessa
Da uno a due anni: le occasioni di conflitto si moltiplicano
Dai due ai tre anni: tempi di guerra
Dai tre ai sei anni: le capacità intellettuali come
strumenti di potere
Dai sei ai dieci anni: diventa sempre più polemico
Dai dieci ai quattordici anni: inizia la trasgressione
Dai quattordici ai diciotto anni: vuole essere trattato
da adulto

2. Il potere dei genitori

Un rapporto “paritario”
Con i lattanti: soddisfare o ignorare le richieste
Con i bambini dai nove mesi in poi: dire “no”, stabilire limiti e regole
Quando spiegazioni, istruzioni e comandi non bastano: atti d’autorità, sospensione dei comportamenti affettuosi, ricorso alle punizioni
La manipolazione
Il potere talvolta si esprime attraverso
comportamenti aggressivi

SECONDA PARTE: Come i genitori e i figli abusano del proprio potere

3. Abuso del potere da parte dei genitori
Abuso esplicito del potere
Abuso implicito del potere
Quando la “protezione” diventa abuso
Conseguenze sul bambino
Conseguenze sul genitore stesso

4. Abuso del potere da parte dei figli
Come si costruisce un piccolo tiranno
L’abuso originale
Dopo i primi mesi
Dall’anno ai due anni
Dai due ai tre anni
Dai tre ai dieci anni
Dai dieci anni all’età adulta
Le conseguenze sui genitori
Le conseguenze sui figli

5. La vittoria dei figli
I genitori hanno molti scrupoli nell’esercizio del potere
I bambini, invece, non hanno scrupoli a ricorrere al potere

TERZA PARTE: Riequilibrare i poteri

6. Dalla nascita ai sei mesi: non è mai troppo presto per stabilire regole
Sono i genitori che devono impostare l’equilibrio di potere
Quando sono i figli a doverla fare da padroni
7. Dai sei mesi a un anno
Come regolare l’esplorazione
Come rispondere alle pressanti richieste d’attenzione
In quali occasioni si impongono le regole
Quando sono i figli a doverla fare da padroni

8. Da uno a tre anni
Agire con determinazione, coerenza e… pazienza
Quando sono i figli a doverla fare da padroni

9. Dai tre ai sei anni
Consolidare i risultati e stimolare il senso di responsabilità
Quando sono i figli a doverla fare da padroni

10. Dai sei ai dieci anni
Non sottovalutare le sue crescenti abilità mentali
Quando sono i figli a dover farla da padroni

11. Dai dieci ai quattordici anni
È giunto il momento di “formare” un figlio per l’età adulta
Quando sono i figli a doverla fare da padroni

12. Dai quattordici ai diciotto anni
È giunto il momento di lasciar andare
Gli oneri
Quando sono i figli a doverla fare da padroni

Epilogo

Bibliografia