Sentimenti ed emozioni non possono mai essere ignorati o minimizzati.
Una madre mi ha chiamato qualche tempo fa, piuttosto angosciata per il comportamento di suo figlio di sei anni, Giorgio, che sembrava posseduto da un’ossessione: pensava sempre di fare tardi a scuola e la sua vita girava su questa preoccupazione. Non faceva che domandare l’ora.
Ho capito la preoccupazione di questa mamma, ma le ho subito spiegato che i suoi tentativi di rassicurare il figlio, che sono quelli che la maggior parte di noi metterebbe in atto, sono inutili e anche controproducenti.
Prendere atto delle emozioni dei figli
Dirgli, per esempio “Non ti preoccupare, non c’è motivo: ti aiuto io, faccio in modo che tu non faccia mai tardi…. ” , oppure: “Ma che importanza ha se fai tardi una volta, non morirà nessuno….”, ecc. non lo avrebbe aiutato per nulla, anzi gli avrebbe detto in pratica: “Tu sei un po’ matto, non capisci nulla e ti preoccupi inutilmente. Io che sono molto più brava e itelligente di te so come si fa…”.
In questo modo è facile capire come il senso di incapacità, di inadeguatezza di Giorgio sarebbe aumentato, invece di essere fugato.
Il modo migliore di affrontare una “crisi” come questa, ho spiegato alla mamma, era, invece, quello di prendere atto delle emozioni del figlio, senza critiche, senza giudizi. Non importa quanto siano “ingiustificati, sentimenti ed emozioni non possono mai essere respinti, ignorati, minimizzati.
Le ho detto che sarebbe stato molto molto meglio dire a Giorgio: “Ti vedo molto angosciato, hai una grande paura delle conseguenze. Se fai tardi a scuola potresti essere giudicato, rimproverato, punito. Potresti fare una brutta figura di fronte a tutti. E’ questo, che ti preoccupa, vero?”.
E dicendogli così, avrebbe dovuto dargli l’impressione che lo comprendeva, che accettava il suo stato d’animo: che lo rispettava, insomma, senza condizioni.
Questo, le ho spiegato, lo avrebbe aiutato molto di più innanzitutto a capire ciò che gli stava accadendo, e poi a sentire sollievo: “mamma mi capisce e non si preoccupa, si vede che ciò che mi capita non è poi così grave”, avrebbe pensato, e avrebbe anche trovato così più facilmente il modo di farsi una ragione.
Così è successo, in pochi giorni Giorgio si è rassicurato.